di Giulia Reina

 

Ieri, 26 ottobre 2024,  nella galleria d’arte Ventoblu di Polignano è stata inaugurata la mostra Echi di Fragilità.

L’esposizione è un’esperienza  al contempo estetica e riflessiva. Si configura come uno spazio meditativo in cui lo spettatore può confrontarsi con la bellezza effimera della natura, percependone sia la forza sia le debolezze. Le opere esposte diventano quindi uno specchio attraverso cui il visitatore può rispecchiare la propria fragilità e il proprio legame con l’ambiente circostante.

In questo senso, Echi di Fragilità non è solo una mostra artistica, ma un invito a riscoprire una sensibilità verso la natura, a percepirla come una risorsa preziosa e fragile da custodire.

Gli artisti coinvolti nell’esposizione utilizzano un linguaggio visivo che mescola elementi surreali e meditativi, creando opere che sono sia evocative sia di introspezione visiva. Ogni opera è concepita come un ponte verso un viaggio interiore, un invito a riflettere sui sottili legami che uniscono l’essere umano al suo ambiente naturale. Attraverso forme fluide e colori intensi, le opere esprimono il contrasto tra la debolezza e la resilienza della natura. La fragilità viene qui interpretata non come debolezza, ma come una qualità essenziale e profonda, che è alla base della bellezza e della vitalità

Un aspetto centrale della mostra è l’idea che il mondo naturale, pur nella sua forza e capacità di rigenerazione, sia intrinsecamente fragile e in costante trasformazione. Le opere trasmettono questo concetto attraverso rappresentazioni simboliche di cicli di vita e morte, metamorfosi e processi di trasformazione. Le composizioni oniriche ei paesaggi surreali suggeriscono ecosistemi delicati, in cui ogni elemento è interconnesso e dove l’armonia può essere facilmente spezzata. In questo modo, la mostra intende sensibilizzare il pubblico verso una maggiore consapevolezza ecologica, invitando a vedere la natura come un’entità che, nonostante la sua potenza, richiede attenzione e rispetto

I colori utilizzati dagli artisti sono fluidi, acquorei, creando un’atmosfera che passa dal dinamismo all’introspezione. Le forme fluide permettono ai visitatori di immergersi in un mondo che alterna caos e ordine, stabilità e flusso, richiamando la dinamicità della natura stessa. Le opere non si limitano a rappresentare la natura in modo realistico, ma la reinterpretano attraverso un filtro poetico, che trasforma gli elementi naturali in simboli di vulnerabilità e speranza.

 

L’artista Thomas Antonelli rappresenta un punto centrale della mostra, offrendo un affascinante collegamento tra tradizione e modernità. Ispirato dalla pittura nord-europea del XV secolo, Antonelli fonde elementi rinascimentali con tecniche contemporanee, dando vita a un linguaggio visivo che esplora la natura e la mitologia. Le sue opere presentano paesaggi vividi e fluidi che sembrano perdere materialità, creando uno spazio in cui l’osservatore può perdersi tra realtà e sogno. Le cromie intense ei contrasti delle sue opere conferiscono dinamismo, rompendo con la staticità tradizionale e invitando a un dialogo emotivo e simbolico.

Le figure presenti nei suoi dipinti, spesso celate tra rocce e corsi d’acqua, evocano un’umanità primordiale e si rivelano in una sorta di Eden metafisico. Antonelli sottolinea così l’importanza del legame tra uomo e natura, in un ecosistema immaginario in cui la bellezza diventa un mezzo di conoscenza e riflessione sulla complessità del mondo.

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