di Dunia Elfarouk

“Sto pensando di finirla qui”.
L’ultimo lavoro di Kaufman è un esperimento psicologico di sublime raffinatezza. Con minuzia creativa, come con un finissimo scalpello, scava i dettagli ad ombra contenuti nella psiche (piuttosto complessa) dei protagonisti, una giovane coppia in viaggio in auto lungo una via innevata. Ne dilata le possibilità, le angosce logorroiche, le infanzie, le probabilità future, le paure di oggi, di ieri, di un invecchiato domani.
Così si rincorre il tempo e si riavvolge come in un terreno onirico che mescola il reale e l’ideale-irreale. Sfida lo spettatore, lo porta nella cantina (letteralmente) dell’anima. Se si accetta fino in fondo la sfida. D’altronde il mondo di per sé non avrebbe senso, linea e dimensione senza il filtro della peculiare visione del singolo. Dell’occhio dell’immaginazione. Della Verità che sta nel sottosuolo. O sottofondo. Perché ad un certo punto, in più punti, il film si muta in musical e danzano idee e personaggi, deliri e fantasie.
L’anima nei suoi slanci più sinceri e nelle sue più intime aspirazioni è in grado di trasfigurare la realtà, disvelarla. È ciò che più o meno consapevolmente un buon artista riesce a compiere: utilizzare la realtà come trampolino da cui tuffarsi nel profondo più profondo dell’essenza.
Fantasia e profondità dell’animo si confondono. E, come è noto, anche la fantasia “può degenerare lussureggiando in modo dannoso se non le vengono posti i giusti limiti”.
Come la mente angosciata della giovane coppia diretta a far visita ai genitori di lui, la nostra psiche parla per immagini. Ce lo rappresenta sapientemente Kaufman.

 

 

Riporta a Memorie del sottosuolo di Dostojeskji, per qualche ragione oscura e pienamente illuminata dal non-senso, soprattutto nel punto in cui i due fidanzati raggiungono i genitori di lui e lì si trattengono per una cena interrotta da frangenti di puro surrealismo metafisico. Così come se l’individuo qui rappresentato avesse un segreto desiderio di irrealizzazione di se stesso nell’azione, di sporcizia e di auto-umiliazione che non può essere mitigato da nessuna teoria della ragione, nemmeno da quella del miglior fisico (quale è la co-protagonista), né tanto meno da teorie religiose o filosofiche ottimiste.
La tecnica cinematografica di Kaufman è tinta di quella saturazione che lo caratterizza, soprattutto negli ultimi film. Quella stessa saturazione riempie i profili dei personaggi medesimi. E la superficie delle immagini è così nitida e porosa allo stesso tempo come lo sono gli episodi e le contraddizioni di spazio-tempo-pensiero dei protagonisti.

«Quando si ha un eccessivo calore vitale si determina un aumento della sensibilità tattile che sprigionandosi dalle carni è conglobata nel sangue e poi giunge al cuore”.

Dicevano i pre-socratici. E, in coro, la voce del nostro regista. Nel pieno gelo di una bufera di neve.

 

https://www.comingsoon.it/film/sto-pensando-di-finirla-qui/59183/scheda/

 

Charlie Kaufman, al secolo Charles Stuart Kaufman (New York, 19 novembre 1958), è uno sceneggiatore, produttore cinematografico e regista statunitense, celebre per aver scritto i film Essere John Malkovich, Il ladro di orchidee e Se mi lasci ti cancello (Oscar alla migliore sceneggiatura originale). Nel 2008 debutta come regista con il film Synecdoche, New York. Nel 2015 dirige il film d’animazione Anomalisa, vincendo il Leone d’argento – Gran premio della giuria alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. È stato indicato dal prestigioso magazine di cinema Première come uno dei 100 uomini più influenti di Hollywood.

1 thought on ““Sto pensando di finirla qui” nuovo film di Kaufman

  1. Lasciamo che la fantasia sia ben più di lussureggiante e possa così abbagliarci pur al prezzo della distruzione. Comunque l articolo è bellissimo. Ivan

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