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di Massimiliano Porro

Storico dell’arte

 

“Quando pensiamo alle realizzazioni umane, all’orgoglio e alla felicità di essere uomini, il nostro sguardo si rivolge al Mediterraneo. La fonte è lì, nel Mediterraneo, la sorgente profonda della cultura alta di cui la nostra civiltà mena vanto”
Georges Duby

Uno sguardo al passato e uno rivolto al futuro. Un mix di nostalgia e utopia. Pensare ciò che è stato il Mediterraneo: indispensabile ponte tra generazioni di civiltà che si sono incontrate e scontrate, che hanno saputo mettersi in gioco intrecciando relazioni. Pensare a ciò che può essere nuovamente il Mare Nostrum: un’opportunità oltre i confini nazionali, i limiti umani e gli interessi di parte e partito.

La storia ce lo insegna: le pagine scritte nel corso dei secoli sono testimoni del fatto che la convivenza è possibile e, soprattutto, necessaria per garantire al mondo linfa vitale.

L’arte, ancora una volta, ci viene in aiuto. È stimolo a bussare alle porte del vicino e del lontano, consci di poter costruire qualcosa d’importante. È “merce” di scambio, d’integrazione e arricchimento: sono termini forti, senza nessuna retorica, che si levano a gran voce dai templi antichi, robusti e monumentali, dai mosaici dorati, policromi e splendenti, dalle stoffe e dai profumi delle coste più orientali.

Tutt’attorno il sole picchia, riscalda, guida le flotte mentre le onde del Mediterraneo divengono pagine da sfogliare. Il rumore dei flutti ricorda imprese epiche e tragedie terribili. Idiomi diversi, mani dalle molteplici abilità artigiane hanno lavorato seguendo istinto e tradizioni nazionali: quante iconografie si sono diffuse e quante sono state plasmate manipolando il senso d’appartenenza alle radici della propria terra.

Il suono dell’arte sia strumento per un dialogo d’alleanza.

Le tracce di quei lontani incontri sono attualmente visibili e apprezzati: rivolgiamo lo sguardo pieno di meraviglia al Tempio della Concordia di Agrigento – che già nel nome pare essere precursore di buona ventura – e abbracciamo l’arte primitiva spagnola intrisa di forza espressiva.

“Per diventare internazionali, dobbiamo appartenere a un Paese. Quel Paese, per me, è il Mediterraneo, che è sterminato patrimonio di culture e di visioni”, scrive Mimmo Paladino.

Un pensiero che certifica la natura polisemica della produzione artistica che cammina nel vento: forse la risposta a tutti i nostri dubbi, incertezze e paure, di fronte al vasto mare stravolto dal turbinio di emozioni – Bob Dylan docet – è proprio nel vento (Blowin’ in the wind…). Lasciandosi trasportare in un volo ininterrotto apriamo mente e cuore ad un viaggio di scoperta e riscoperta, di speranza e non più di naufragio e tempesta.

Ci proteggono i possenti Bronzi di Riace, italiani d’adozione (guarda un po’…) e di greca stirpe.

Ci accomunano le tessere musive che da Venezia a Ravenna, passando per Roma fino alla Sicilia rievocano i gusti bizantini orientali calati in spazi architettonici delle forme articolate, in un coacervo di classicità e decorativismo che pare non aver tempo e spazio. Ancora i ricami barocchi del Barocco pugliese, sono merletti raffinati che, a distanza di centinaia di chilometri, danzano in simbiotica delicatezza con gli Azulejos, le celebri piastrelle di ceramica dalla superficie smaltata e decorata, provenienti della penisola iberica.

 

Pittogrammi nella grotta di Altamira in Spagna

 

Bronzi di Riace

 

Ravenna, mosaici di Galla Placidia

 

Venezia mosaici Basilica San Marco

 

Dettaglio Basilica di Santa Croce, Lecce

Un elenco sterminato che passa attraverso l’arte di oggi. A tal proposito un’interessante mostra al Riso – Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia – di Palermo e in altre sedi espositive della città, dal titolo “Nel Mezzo del Mezzo”, ha reclamato la volontà di valorizzare ciò che unisce senza nascondere le differenze che, in passato, trasmesse da una sponda all’altra, hanno contribuito a creare valore e valori condivisi, crescita culturale, in primis, e infine economica.

Per tutti, da sud a nord, da est a ovest e viceversa.

I curatori hanno fortemente voluto una mostra decisamente controcorrente rispetto ad un certo pensiero dominante secondo cui il Mediterraneo, dopo essere stato per millenni uno spazio comune, il luogo dove la storia era di tutti, sia diventato solo lo spazio del caos. Mentre i legami si sono drammaticamente trasformati in una linea di demarcazione, di divisione violenta, tra le due rive, nord e sud, del grande mare comune. E osservando le opere proposte si rivela il codice universale della dialettica con l’auspicio che attraverso i linguaggi dell’arte, come sottolinea la direttrice del Museo Riso Valeria Patrizia Li Vigni, si possa costruire sulle attuali tragedie “una nuova era di accoglienza, fratellanza e collaborazione tra popoli”.

E pittura, scultura, fotografia, installazioni, video concorrono insieme nel far germogliare nuova bellezza, facendo meditare su quanto è accaduto e sta accadendo.

http://www.rainews.it/dl/rainews/media/son-palermo-mostra-76f3e4c2-a661-42d1-a69f-ed7c2106e85c.html

 

Fabio Sgroi per la mostra “Nel mezzo del mezzo”

 

Fabio Sgroi, per la mostra “Nel mezzo del mezzo”

 

 

 

 

Opere della mostra  “Nel Mezzo del Mezzo 

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