di Rocco Lombardi

Edi Rama con parole d’affetto e soprattutto con azioni di supporto è riuscito a commuovere due popoli indissolubilmente legati.

Un po’ come le due teste dell’aquila nera, che trionfa sullo sfondo rosso della bandiera, infatti, l’Italia e l’Albania hanno un legame inscindibile.

Le nostre coste sono separate da quell’apostrofo azzurro che è l’adriatico; la nostra storia recente è segnata da una serie di circostanze che avrebbero potuto dividerci e che invece ci hanno unito. Profondamente.

Chi ha la fortuna di essere barese, infatti, non ha potuto non constatare come il popolo albanese si sia integrato nel tessuto sociale con grande abilità.

Se per un verso, la città nicolaiana si è sempre vantata di essere ospitale-

“A Bari nessuno è straniero, neppure Guerrero”

-come recitava il riadattamento dello slogan dei Giochi del Mediterraneo del 1997, è pur vero che gli albanesi hanno dimostrato di essere un popolo eccezionale.

La generazione giunta con la Vlora nel lontano 1992 è stata capace di trovare spazio nella nostra società, anche attraverso la specializzazione in lavori che stavano per essere dimenticati.

Non è chi non veda, per esempio, che l’arte dell’erigere i muretti a secco è ormai una loro prerogativa.

Sicchè i nostri amici dirimpettai tradiscono la loro origine solo con quell’adorabile incapacità di pronunciare le doppie durante un discorso.

I più cinici diranno che si sono ambientati piuttosto bene anche nelle azioni criminali. Sul punto, non si vuole aprire in questa sede un dibattito pedante quanto ultroneo.

Ma a oggi come si presenta quell’Albania che nell’immaginario collettivo è un paese decadente?

Partiamo dalla capitale.

Tirana è una città frizzante, vivace e in continua evoluzione.

La sua crescita verso il cielo la fa assomigliare più a una capitale europea che a una cittadina balcanica. Crescono palazzi a velocità che nel Mezzogiorno italiano ci possiamo sognare.

Certo, ci sono ancora delle grosse contraddizioni; il sistema fognario è pressoché inesistente e molti palazzi hanno facciate curate che nascondono interni fatiscenti, però, la città è molto piacevole e colma di spazi verdi.

La parte costiera si sta aprendo al turismo in maniera impressionante.

Devono ancora lavorarci molto, tuttavia, posti come Saranda stanno guadagnando sempre più spazio sul palcoscenico delle mete turistiche del Mediterraneo.

L’entroterra ha degli scenari meravigliosi. Le comunità montanare possiedono ancora il fascino di luoghi aviti.

In conclusione, la terra di re Giorgio Castriota, detto Scanderbeg è un posto sorprendente, ricco di sorprese e di gente meravigliosa che merita di essere visitata.

D’altronde, smentire i luoghi comuni negativi è una grande soddisfazione, sopratutto per i più scettici.

 

 

 

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