Il Cristo di Maratea

 

di Ettore Ruggiero

Manager e formatore

 

Il Mediterraneo è un mare in cui i diversi etnocentrismi e le loro derive fondamentaliste, non solo quelle islamiche, ma anche quelle occidentali, incarnate soprattutto nell’obbedienza al libero mercato e nella pretesa di esportare nel resto del mondo i propri valori ritenuti superiori, possono essere contrastati.
È necessario che l’Europa si dissoci dalla deriva del consumismo e degli statalismi e riscopra il ruolo della società civile, le sue radici mediterranee, considerando questo mare come una grande opportunità per instaurare un confronto costruttivo e paritario con tutte le culture variegate che lo attraversano, un confronto all’interno del quale ognuna abbia pari importanza e dignità e nessuna cerchi di prevalere sulle altre, recuperando così le caratteristiche fondamentali del pluriverso Mediterraneo.
E ciò a partire dai paesi che fanno parte dell’Unione Europea e che hanno nei secoli più direttamente vissuto interazioni continue con le popolazioni degli altri territori che si affacciano sul bancino.
In particolare il Partenariato Euro-Mediterraneo nato dalla Conferenza di Barcellona del 27 e 28 Novembre 1995 ha segnato un profondo punto di svolta nelle dinamiche di scambio all’interno dell’aerea e rispetto alle precedenti strategie attuate dall’Unione nei confronti dei paesi del Mare Nostrum; nonostante infatti fin dalla creazione della Comunità Economica Europea l’Europa abbia implementato numerose politiche rivolte ai paesi della Riva Sud, la maggior parte di queste riguardavano solamente accordi di tipo commerciale e non riconoscevano al Mediterraneo nessun ruolo di particolare rilievo, dimostrando di non aver appreso appieno le enormi possibilità che questo mare può offrire.
In sintesi questi i punti salienti del Documento di Barcellona:
Partenariato politico e di sicurezza, volto alla realizzazione di uno spazio comune di pace e stabilità attraverso l’instaurazione di un regolare dialogo politico; l’attenzione è rivolta soprattutto a garantire il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, a combattere il terrorismo, l’immigrazione clandestina e la criminalità organizzata ed a rendere la regione mediterranea una zona priva di armi di distruzione di massa;
Partenariato economico e finanziario, finalizzato alla costruzione di un’area di prosperità condivisa conseguendo uno sviluppo sostenibile ed equilibrato attraverso l’instaurazione entro il 2010 di una zona di libero scambio tra le due rive in grado di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni e di aumentare l’occupazione e l’integrazione regionale;
Partenariato Sociale ed Umano, dedicato alla promozione della conoscenza reciproca ed alla ricerca del delicato equilibrio tra il riconoscimento ed il rispetto di culture diverse e l’affermazione di radici comuni; si afferma inoltre l’indispensabile ruolo della società civile nella costruzione di un dialogo non imposto dall’alto ma condiviso dai popoli, secondo il concetto della cooperazione decentrata.
Questa strategia sembrava possibile ricostruire il “pluriverso” Mediterraneo e le sue caratteristiche principali, ma a più di venticinque anni dal lancio dell’iniziativa il bilancio che si può trarre è tristemente deludente.
Le recenti politiche promosse dall’Unione Europea hanno fallito il loro obiettivo: nessun passo avanti è stato fatto verso la ricostituzione di un rapporto paritetico nel e tra i paesi del Mediterraneo ed anzi i rapporti all’interno del bacino sembrano oggi più che mai di tipo conflittuale.
Già gli attentati dell’11 settembre 2001 e l’inizio della seconda intifada avevano oscurato gli obiettivi di Barcellona, allontanandoli sempre più dall’orizzonte politico europeo.
Infatti dall’attentato alle Torri gemelle in poi l’agenda politica si è concentrata quasi esclusivamente su antiterrorismo, sicurezza, difesa dei confini nazionali.
La situazione in cui versa l’area mediterranea è preoccupante, e il profondo divario economico, politico e sociale fra le due sponde si allarga sempre più.
Lo stesso divario generazionale è altrettanto evidente ed epocale.
In questo senso il Mare mediterraneo, nelle condizioni in cui oggi si trova, è per un verso uno spazio neo-coloniale a disposizione delle grandi potenze occidentali per controllare militarmente l’intera area mediorientale, mesopotamica e centro-asiatica.
Per un altro verso il Mediterraneo viene usato dall’Europa come barriera per contenere drasticamente i flussi migratori provenienti in larga parte dai paesi arabo-islamici della sponda sud-est.
Per tradursi in una effettiva esperienza di integrazione economica – con i corollari politici auspicati – il processo di Barcellona avrebbe dovuto intensificare la tensione politica e culturale verso una cooperazione realmente multilaterale. E questo avrebbe dovuto comportare, soprattutto per iniziativa dei paesi euro-mediterranei più forti come la Spagna, la Francia e l’Italia, un reale trasferimento di risorse, incluse le risorse umane, culturali, scientifiche e tecnologiche, che ponesse in secondo piano i temi della sicurezza, del controllo dei flussi migratori, dello smercio dei prodotti industriali e della protezione dei mercati agricoli.
Esiste un Vertice dei paesi europei del Mediterraneo che sarebbero Francia, Spagna, Portogallo, Cipro, Grecia Malta, Italia e Croazia, ma quest’ultima non vi partecipa …io non so perché!

Nel 2018 Macron dichiara – al meeting Roma il 10 gennaio 2018 per il Vertice dei Paesi dell’Europa meridionale – che “sul tema della fiscalità del digitale e della fiscalità in seno all’Unione, se non riusciamo a costruire elementi di convergenza e di buona comprensione in formato MED7, esistono poche possibilità che si arrivi ad andare molto oltre in un formato a 27”.

…è di fatto la strada che vogliamo che l’Italia indichi con forza proprio in questo momento cruciale per la rinascita economica e per la tenuta e l’identità dell’Unione Europea.

L’ultimo incontro, VI vertice, a Malta il 14 giugno 2019 – Incontro a sette per aprire un fronte sud sulle priorità europee. …ma si è parlato di fatto solo di una strategia comune contro il traffico dei migranti da trasferire nel più ampio consesso europeo.

La tragedia del Covid 19 sarà in grado di dare una sterzata euromediterranea all’attuale stallo?

Dipenderà molto dai nostri governi e dalla spinta che i cittadini dell’Unione imprimeranno alle loro scelte.

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