di Riccardo Palamà

Un salotto, l’abitacolo di un’automobile, una casa con un bunker, un albergo sulle montagne.
A prima lettura potrebbero sembrare quattro semplici luoghi circoscritti, invece risutano di fondamentale importanza se associati ad altrettanti film di cui rappresentano l’unica location presente durante la narrazione. Quattro film diversi tra loro, che hanno in comune la claustrofobicità dell’ambientazione.
Il risultato finale di ogni singolo prodotto è di grande impatto poichè il ‘taglio teatrale’ è preponderante, realizzando diverse scene con unico ciak; ciò è possibile grazie alla bravura degli attori coinvolti, che hanno saputo utilizzare al meglio le minuziose indicazioni registiche, permettendo alla location stessa di diventare parte integrante della storia.

Carnage (2011)
Regia di Roman Polanski
con Jodie Foster, Christoph Waltz, Kate Winslet, John C. Reilly
Genere: commedia
Durata: 1 ora e 19 minuti

Tratta dall’opera teatrale “Il dio del massacro”, la vicenda segue l’incontro delle famiglie Cowan e Longstreet, due coppie benestanti di Brooklyn chiamate a confrontarsi a causa di un lite sopraggiunta tra i rispettivi figli appena adolescenti.
Un passo a quattro ben orchestrato da una regia sobria e asciutta, che lascia lo spettatore a godere delle continue frecciatine e provocazioni che le due famiglie si scambiano comodamente sedute nel salotto dei Longstreet; a dura prova verrà messa anche l’unione e la stabilità delle singole coppie, i cui membri non perderanno occasione di rinfacciarsi tra loro episodi passati e rancori covati. Insomma, tutti litigano con tutti!

Locke (2011)
Regia di Steven Knight
con Tom Hardy e le voci di Olivia Colman, Ruth Wilson, Andrew Scott
Genere: drammatico
Durata: 1 ora e 25 minuti

Ivan Locke è il capocantiere di una impresa edile, che appena conclude il turno serale si mette in auto; durante il tragitto, vengono alternate conversazioni telefoniche e soliloqui che ci permettono di ricostruire la vita del protagonista e le relezioni con coloro che ne fanno parte, mettendo a nudo i suoi pensieri e la sua personalità.
Un progetto ambizioso che regge totalmente la sua riusciuta sul talento di Tom Hardy, che si dimostra preparatissimo nell’accettare la sfida di un film girato in tempo reale: infatti il protagonista interagisce realmente al telefono con gli altri attori, che realizzano con lui telefonate reali nel momento preciso richiesto dalla storia.

Panic Room (2002)
Regia di David Fincher
con Jodie Foster, Kristen Stewart, Jared Leto, Forest Whitaker
Genere: thriller
Durata: 1 ora e 48 minuti

Una madre appena divorziata si trasferisce, insieme con la figlia, in una nuova casa più grande, alla base della quale è presente un bunker (costruito dal vecchio proprietario) e attrezzato per la sopravvivenza. La notte stessa del trasloco penetreranno in casa alcuni criminali con l’intento di derubare la famiglia. La donna e sua figlia riescono fortunatamente a rifugiarsi nel bunker e da quel momento si articola un braccio di ferro tra loro e i malvimenti che tentano di stanarle, coinvolgendo lo spettatore in un vortice di tensione e fiato sospeso, che grazie anche al prezioso contributo giocato dalle luci permettono di percepire un asfissiante senso di claustrofobia.

Shining (1980)
Regia di Stanley Kubrick
con Jack Nicholson, Shelley Duvall, Danny Lloyd
Genere: thriller, horror
Durata: 2 ore

Qualsiasi parola risulterebbe superflua nel descrivere uno dei più riusciti horror della storia del cinema, in cui gli ambienti diventano parte fondamentale di ogni scena. Il maestoso Overlook Hotel, cha fa da scenario alla quasi totalità delle scene, accompagna lo spettatore nelle stanze, nelle cucine, negli uffici e nel contempo permette alla storia di dipanarsi, avvolgendo lo spettatore intorno alla drammatica permanenza della famiglia Torrance all’interno dell’albergo.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Abilita le notifiche per non perderti nessun articolo! Abilita Non abilitare