Come si distrusse il Banco di Napoli

di Canio Trione
console onorario della Repubblica di Lettonia
Il Sud è sempre stato primo in tutto e quindi anche in crisi bancarie. Beninteso non perché siamo spendaccioni ma grazie alla “perizia” delle autorità finanziarie italiane.
Vediamo i fatti.
Eravamo da poco usciti dalla mega svalutazione del 1992 e il panorama politico era molto cambiato; la Lega Nord aveva vinto e quindi la Cassa per il Mezzogiorno andava rimossa; ma anche l’intero equilibrio economico nazionale andava rivisto e il Banco di Napoli rimaneva un intralcio notevole.
Si pensò di chiudere la Cassa per il Mezzogiorno e di bloccare i pagamenti di questa verso le imprese anche se già deliberati ed esecutivi. Molti imprenditori avevano preso a prestito ingenti somme confidando che avrebbero ricevuto quanto lo stato italiano aveva promesso tramite la Cassa. Anche il Banco di Napoli aveva erogato ai suoi clienti ed era certo che lo Stato non avrebbe mancato alla parola data e santificata dalla documentazione già emessa dalla Cassa.
Quegli impegni della Cassa non furono onorati e tutti si trovarono in difficoltà; le Istituzioni finanziarie di “vigilanza” si accorsero con sospetta premura che esistevano presso il Banco di Napoli numerose e crescenti sofferenze a quindi imposero il risanamento del Banco. Questa operazione fu realizzata azzerando i risparmiatori e trasferendo le sofferenze in una banca ad hoc; il resto degli attivi, quelli “buoni”, andarono ad un’altra banca che a sua volta poi vendette il tutto realizzando un guadagno faraonico.
Dopo anni, e precisamente rispettando i tempi della giustizia italiana, tutti i debitori ritenuti “cattivi” hanno pagato quanto dovuto (più interessi e accessori vari) creando un tesoro oggi valutato in quasi un miliardo di euro; nel contempo gli attivi “buoni” si sono moltiplicati nelle casse della banca che premurosamente li aveva accettati. Qualcuno se ne è accorto qualche anno fa e ha pensato che quei soldi detenuti dalla banca cattiva potevano essere utili per i dissesti del Mps o altri e quindi si è pensato di impossessarsene con una legge apposita.
Qualcuno si è chiesto -oggi a cose fatte- come mai la banca ha subito questo destino visto che i debiti “cattivi” in realtà non lo erano; poi ci si è chiesto chi ha periziato come “cattivi” quei crediti e perché ha sbagliato in modo così evidente; poi ancora ci si chiede come mai gli azionisti sono stati spossessati di crediti che, pur ritenuti “cattivi”, un valore lo avevano; inoltre ci si è chiesto perché nessuno ha speso una parola su questa questione e come mai oggi anziché reintegrare gli azionisti nelle loro proprietà si pensa di donare graziosamente queste somme a entità che hanno il merito di aver dilapidato immense ricchezze; come mai i crediti “buoni” sono stati donati a banche che poi hanno lucrato su di essi; perché quei crediti “buoni” sono stati sottratti ai legittimi proprietari; come mai ad oggi nessuno prende coscienza del fatto che questa operazione come altre simili hanno ridotto il Pil del Mezzogiorno che quindi oggi non può contribuire al gettito e alla occupazione così come le voracità romane vorrebbero.?????
Una valanga di questioni di diritto e di economia che basterebbero a produrre una rivoluzione… ma, si sa, i meridionali sono gente mite… dopo tanto tempo vale la regola del chi ha dato, ha dato e chi ha avuto, ha avuto.
Però lo stesso schema recentemente è stato applicato ad altre banche, questa volta del centro e del Nord, i cui azionisti stanno piangendo lacrime amare con un beneficiario che è sempre lo stesso.
Non so questa volta come va a finire.
Bari, 15.12.18