Due europe con un tasso solo

Ph. by Il Messaggero
di Canio Trione
economista
Pare che l’Europa stia ormai in recessione. Naturalmente l’Italia non ne è da meno. Le statistiche hanno il pregio di confermare con i numeri quello che i cittadini hanno già patito, però hanno il difetto di mettere nello stesso dato realtà differenti. Se il dato sulla produzione industriale ha perso due punti percentuali vuol dire che mentre l’Enel o l’Eni non hanno perso nulla (beneficiano di una domanda poco elastica e molto rigida anche se un po’ perdono pure loro) altri sono arretrati per ben di più del due indicato come media. Tra questi altri vi sono imprese che hanno potuto contenere le perdite perché più grandi o per altre ragioni mentre altre hanno perso molto. Se poi le imprese che hanno maggiormente contratto le proprie produzioni sono operative in una parte d’Italia (come il Mezzogiorno) avremo una ulteriore divaricazione dello sviluppo e della distribuzione della ricchezza. Cioè le spese di questi assestamenti li sostengono e li sosterranno certuni (in Italia i meridionali e le aree più periferiche del nord) e non certi altri.
È molto sospetta la concomitanza temporale tra questo dato che ci viene comunicato in questi giorni e la fine del QE di Draghi. Cosa dobbiamo pensare? Che una porzione significativa del Pil europeo è drogato e cioè sia dipeso dalla nuova liquidità? Certamente no anche per il percorso lunghissimo che quella nuova liquidità effettua prima di arrivare ai comuni mortali e quindi all’economia reale; ma un po’ certamente si! In ogni caso non è opportuno sospendere quell’azione (né, tanto meno aumentare il costo del danaro) visto che non solo non abbiamo superato i problemi creditizi e finanziari per i quali è stato realizzato in questa maniera, ma neanche i ben più sensibili problemi occupazionali.
Ma oltre a questa già gravissima questione, più importante ancora è un’altra: in un’area monetaria di varie centinaia di milioni di persone non si può insistere ad avere lo stesso tasso di interesse per tutti! Siccome la media del tasso di crescita del Pil in tutte Europa è -ad esempio- meno uno facciamo pagare il danaro l’uno per cento a quelli che hanno più cinque e anche quelli che fanno meno cinque, dove i primi sono situati tutti in un’area e gli altri in un’altra!! Come è e come non può non essere.. peraltro un tasso di interesse basso, che è necessario nelle economie con maggiore disoccupazione, se viene utilizzato anche nelle aree a disoccupazione bassa produce inflazione in queste ultime che poi non si potrebbe contrastare, senza affamare ulteriormente le aree meno fortunate.
Aumentare la dimensione dell’area a moneta unica ha avuto e ha questo grave inconveniente cui nessuno ha saputo o voluto por mente; ma è un problema reale e strutturale… se se ne accorgono gli stati e le popolazioni danneggiate (che grazie all’incompetenza dei loro economisti, politici e giornalisti ancora non se ne sono accorti) potrebbero arrabbiarsi molto, ma veramente molto, premiando gli odiati sovranisti… e potrebbero essere guai. Guai serissimi!
Bari, 14.1.19 Canio Trione