A morte Babbo Natale
di Fulcanelli
Il breve saggio del grande antropologo Claude Lévi Strauss, Le Père Noel supplicié, pubblicato nel 1952 nella rivista “Les Temps modernes”, trae spunto da un fatto di cronaca.
Alcuni solerti fedeli, il 24 dicembre del 1951, bruciarono un fantoccio raffigurante Babbo Natale sul sagrato della cattedrale di Digione. La spettacolare esecuzione si svolse alla presenza di parecchie centinaia di bambini dei patronati.
“Egli era stato accusato di paganizzare la festa del Natale e di essersi insediato in essa come un cuculo occupandovi un posto sempre più grande. Gli si rimprovera soprattutto di essersi introdotto in tutte le scuole pubbliche da cui il presepe è scrupolosamente bandito” (dalla traduzione italiana di Clara Claruso per i tipi Sellerio).
Vien da chiedersi se il clero di Digione rammentasse che Babbo Natale non è altro che l’evoluzione mitopoietica del veneratissimo santo Nicola di Myra e Bari, celebrato il 6 dicembre. Forse sì, considerato che la chiesa cattolica non è mai stata troppo tenera nei confronti del santo vescovo di Licia. Nel 1969 ne degradò la memoria da obbligatoria a facoltativa, a causa delle incertezze sulla sua esistenza storica ma anche per le sue contaminazioni con altre figure pagane.
In realtà, San Nicola e Babbo Natale facevano concorrenza allo stesso Gesù nel cuore dei fanciulli a Natale…
Ora per fortuna San Nicola è tornato a furor di popolo nel calendario ufficiale della Chiesa cattolica ma i sospetti sul suo conto permangono, tanto che talora viene associato a delle figure malefiche, come nel caso dei Krampus, folletti tirolesi che accompagnano il santo nelle sue peregrinazioni, quasi a ricordare che la sua natura non è affatto divina.