di Giulia Reina

Il design degli anni Ottanta celebra la normalità e la banalità in una società di massa: non esistono oggetti “intellettuali”; il design è volto a generare ottimismo, grazie all’uso di colori vivaci, forme geometriche e il frequente uso del vetro, delle texture e della decorazione.

pic by: https://it.123rf.com/photo_85620226_zigzag-modello-di-memphis-in-bianco-e-nero-stile-anni-80-90-moda-retr%C3%B2-tessitura-di-mosaico-illus.html
Il termine texture (traducibile in italiano più o meno come tessitura) indica la qualità di una superficie, non solo dal punto di vista tattile, ma anche visivo. Toccando un oggetto possiamo percepire se è liscio o ruvido, se è segnato da forme geometriche regolari oppure casuali (fonte: http://arteimmagine.annibalepinotti.it/index.php/linguaggio-visuale/18171-la-texture).

Ma cos’è il design? Non è che una risposta all’esigenza di voler esprimere un concetto alla base dell’epoca in cui ci si trova. È una forma d’arte, sviluppatasi a seguito della rivoluzione industriale: è il punto di incontro tra ciò che è funzionale e l’arte intesa come estetica e come strumento di comunicazione. Il design è l’espediente con cui l’uomo riesce ad entrare in connessione con ciò che lo circonda e che gli è estraneo.

Negli anni Ottanta il design rivisita il concetto base dell’arte di un certo periodo, rendendolo attuale. È “sperimentazione assoluta”, anche a discapito di ciò che è funzionale.

Ne è esempio l’opera del designer svizzero Stefan Zwicky, il quale riprende la famosa sedia di Le Corbusier, conosciuto come uno dei padri dell’architettura, promuovendo la sperimentazione a discapito del comfort, tramite l’utilizzo di materiali totalmente estranei al progetto originale.

Infatti, a differenza di Le Corbusier, Zwicky utilizza lastre di cemento al posto di morbidi cuscini in pelle nera, ingabbiandole in un reticolato di ferro che sostituisce gli eleganti tubolari in acciaio. Non a caso l’opera s’intitola “Concrete Chair”.

pic by: https://www.swiss-miss.com/2012/08/concrete-chair.html pic by: https://socialdesignmagazine.com/mag/blog/design/concrete-chair-stefan-zwicky-reinterpreta-le-corbusier/

Altro designer simbolo degli anni 80 è l’italiano Ettore Sottsass, fondatore del gruppo Memphis, portavoce del concetto secondo il quale “l’unica regola è che non ci sono più regole”: si recupera il kitsch, la pop art e l’art decò.

Con la “lampada Tahiti”, Sottsass esprime al meglio il concetto del gruppo Memphis. Infatti, tramite l’assemblaggio di figure geometriche primarie, scardina l’opera dalla sua funzione originale di lampada, trasformando la rigorosa astrattezza di quest’ultima in una forma affettiva, che ricorda qualcosa di organico, nello specifico un uccello tipico di Tahiti. Il valore dell’opera sta in ciò che è capace di comunicare piuttosto che nella sua propria funzione. Vi è una riconciliazione della produzione industriale con l’arte.

pic by: http://www.italianways.com/la-lampada-tahiti-di-sottsass-produzione-industriale-e-poesia/

Sottsass collabora anche con la Alessi, azienda italiana ormai affermata negli anni 80 che non si fa solo portavoce del design made in Italy, ma anche del design internazionale, diventando la rampa di lancio per i nuovi designers.

Alessi è sinonimo di design utile e divertente: esprime quindi perfettamente le caratteristiche di quegli anni, distaccandosi dalla produzione di massa tipica dell’era industriale, abolendo la standardizzazione dei prodotti.

Esempio conosciutissimo è “Il Merdolino” di Stefano Giovannoni, primo oggetto di design per il bagno, non altro che un vaso da cui sbuca un lungo e colorato arbusto con funzione di scopino del WC. Per non parlare del “Juicy Salif” di Philippe Starck, lo scomodissimo spremiagrumi a forma di ragno, privo di contenitore per il succo. E ancora, “La Conica” di Aldo Rossi, la caffettiera composta da forme geometriche semplici che creano una mini architettura da tavola.

pic by: https://shop.mohd.it/it/merdolino.html pic by: https://www.alessi.com/it_it/spremiagrumi-juicy-salif-pc-psjs.html pic by: https://www.alessi.com/it_it/caffettiera-espresso-la-conica-pc-90002.html

In questi anni, dunque, si tenta di rispondere ad un disagio che affligge l’arte e che si manifesta attraverso la necessità di discostarsi dalla produzione in serie, dalla massificazione. I designers sperimentano nuovi materiali, nuovi colori, il tutto cercando disperatamente di creare un prodotto unico e originale, non ripetibile.

 

12 thoughts on “Kitsch Please!

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