Aggressione a Marina Abramović – Quando i quindici minuti di popolarità diventano violenza

Vaclav Pisvejc c’è riuscito. Senza neanche pagare il conto.

Ha ottenuto i suoi warholiani minuti di celebrità senza andare dietro le sbarre.

Ma chi è costui?

Trattasi di un sedicente artista ceco incline alle provocazioni.

Il 23 settembre, durante una mostra della celeberrima Marina Abramovic, tenutasi a Palazzo Strozzi a Firenze, l’uomo ha aggredito l’artista serba, rompendole sul capo una tela che la raffigurava.

La protagonista della mostra non ha voluto sporgere denuncia, al contrario, ha chiesto immediatamente di poter colloquiare con l’aggressore.

Se, per Voltaire, “È caratteristica delle censure più rigide quella di dare credibilità alle opinioni che attaccano”, di quest’uomo non bisognerebbe parlare minimamente, perché, ha cercato di ottenere attenzioni e fama con un gesto spropositato di violenza. Riuscendoci.

Noi stessi gli stiamo dedicando attenzioni con questo pezzo.

Ma non possiamo non cogliere il caso per insinuare una riflessione:

“Quando arte e violenza si commistionano, si tratta ancora di arte?”

Ricordiamo un attimo  il caso di Guillermo Vargas Habacuc, artista costaricano che lasciò morire il cane “Navidad” di stenti per un’installazione.

Stiamo parlando di arte?

Per Turati, “La violenza è paura delle idee altrui, e poca fiducia nelle proprie”, per Asimov “La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci”, per noi l’arte non è paura del pensiero degli altri, ne, tantomeno, incapacità, bensì, l’esatto opposto.

(Immagine di copertina di Aforismario® – Sito di riferimento per tutti gli appassionati di aforismi – https://www.aforismario.net/2017/05/frasi-fama-e-famosi.html.)

 

 

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