di Daria Lagattolla
Ingegnera edile

Fun facts: pare che l’architettura gotica sia nata per errore. Storicamente, dobbiamo il termine “gotico” a Giorgio Vasari, pittore e storico d’arte che su qualunque opera scrisse pareri ed impressioni.

Lo si ritrova ovunque: è sempre lui eh, non suoi omonimi, non suoi discendenti.

Non esistono Vasari I, II, III come i Napoleone, per i quali alla fine non si capisce più chi è chi. Dicevo: Vasari coniò il termine con l’intenzione di darne un’accezione negativa, dato che disprezzava profondamente tale architettura.

La parola infatti rimandava all’aggettivo “barbarico”, perché lo stile nacque proprio nel Nord Europa, e solo molto dopo si diffuse, anche se in maniera più blanda, in Italia.

Lo storico sottolineava, inoltre, l’incapacità del saper costruire, riferendosi all’avventatezza con cui si progettavano le chiese gotiche, che si allungavano alte, sottilissime e “fragili” verso il cielo.

Un po’ è vero: tantissimi sono stati i campanili crollati e ricostruiti fino a che non fu deciso di diminuirne l’altezza, numerosissime furono le chiese distrutte dagli incendi a causa del legno ampiamente utilizzato (e ciò che è avvenuto a Notre Dame ne è l’esempio più recente).

Eppure, come dicevo all’inizio, l’architettura gotica nacque proprio per un… fraintendimento.

Nel 1140, l’Abate Suger doveva aumentare la capienza della chiesa di Saint Denis a Parigi, dove erano custodite le reliquie di San Dionigi, patrono della città.

E qui inizia la disambiguazione che portò alla nascita del Gotico: il santo era stato confuso con il monaco siriano San Dionigi pseudo areopagita, chiamato così perché a sua volta era stato confuso con un terzo Dionigi che non c’entrava proprio nulla nella faccenda.

Intanto, il monaco siriano (il Dionigi n°2, insomma), aveva scritto un trattato filosofico in cui descriveva la luce come emanazione divina. L’Abate Suger, lettore dei testi dello Pseudo Dionigi, volle quindi ricostruire l’abbazia rivoluzionandone la sua architettura, ispirandosi alla “luce trascendentale” che richiamava Dio e rendendola essa stessa protagonista del nuovo disegno della chiesa.

Da qui, le mura sottili e alleggerite dalle ampie e lunghissime vetrate colorate, che gettano fasci di luce “divina” sulle navate, rendendo l’atmosfera interna così suggestiva da rimandare a qualcosa di soprannaturale. Rispetto alle chiese romaniche, più tozze, semplici e meno illuminate, le chiese gotiche si riconoscevano per la loro estrema verticalità, arrivando a toccare altezze ai limiti delle possibilità della statica.

Chiaramente, gli architetti gotici, furono capaci di assicurarne la staticità (o almeno la buona parte delle volte) proprio grazie alla ripartizione dei pesi e delle spinte degli elementi strutturali che caratterizzano, appunto, queste meraviglie ammirate da noi ancora oggi.

E Vasari muto.

https://www.youtube.com/watch?v=Jp6ZKJOlDKU

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