di Samanta Leila Macchiarola

 

 Un artista mangia l’opera di un altro. L'”arte mangiata”.

Mentre tutti attendevano che maturasse o marcisse, contemplandola esposta alla fiera Art Basel di Miami Beach in Florida, nello stand del gallerista parigino Perrotin, la banana di Maurizio Cattelan, l’artista italiano più pagato al mondo e noto per la sua arte ironica e provocatoria, è stata mangiata dall’artista newyorkese David Datuna davanti ad un pubblico stupito, sconvolto e anche divertito dal gesto di chi ha reso possibile la fine di un’opera d’arte…direi anzi…ha posto fine ad un’opera d’arte!

Comedian”, questo il nome dell’opera, era una banana vera attaccata al muro con un pezzo di nastro adesivo  grigio. Già venduta al prezzo di 120 mila dollari, la singolare installazione aveva fatto il giro del web mentre tutti, intenditori e non , provavano ad interpretare l’opera, a scoprirne il significato, a rivelare le intenzioni del suo autore che, ancora una volta, ha finito con il “fare centro”.

 

 

E non una bensì due volte, visto che nell’attesa che si comprendesse il senso della nuova  opera dell’artista padovano e si capisse come intervenire sulla banana, proveniente da un negozio di alimentari di Miami, una volta che la natura avesse fatto il proprio corso, c’è stato chi con il suo gesto le ha dato ancor più notorietà, anche perché, è questo è il bello, la galleria ha subito pensato di sostituire il frutto con uno nuovo, facendone lievitare il  valore a 150 mila dollari.

Datuna,  dopo la sua performance artistica assolutamente particolare, è stato allontanato dalla fiera d’arte;  ha poi postato il video (Hungry Artist, ovvero Artista affamato) su Instagram commentando: “ Adoro le opere di Maurizio Cattelan e adoro questa installazione. E’ davvero deliziosa”, mentre intorno alla nuova banana, onde evitare gesti d’emulazione, sono state posizionate delle guardie.

“Comedian” non è, tuttavia, più visionabile:  la galleria Perrotin ha deciso di chiudere anticipatamente lo stand nel timore che, nonostante la sicurezza, simili gesti possano riproporsi.

Decisione singolare e, probabilmente, ben studiata tale, direi, da amplificare la curiosità  sul significato dell’opera: far riflettere il pubblico sul valore dato dalle persone agli oggetti, come qualcuno ha detto, o richiamo alla globalizzazione nei suoi risvolti più pericolosi? Cosa potremmo vedere in quella banana che una settimana prima non era a Miami ma è stata costretta a viaggiare, chiusa e bloccata in una stiva alla quale  quel nastro grigio, simbolo della tecnologia, potrebbe rimandare, che è partita verde ed è arrivata matura, prodotto naturale, in quanto frutto, ma, ahimè, piegato ad interessi economici? Qualcuno potrebbe vedere un immigrato, qualcun altro un oggetto di desiderio frenato da meccanismi inconsci, e un altro ancora solo una boutade

Ognuno, insomma, può vedere quello che gli pare…  perché tutto quello che Cattelan crea finisce per essere oggetto di pensieri e di discussione.

E questa è arte.

 

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