di Anna Losurdo

avvocata & legal blogger

 

“Lo sai, mettersi ad amare qualcuno è un’impresa. Bisogna avere un’energia, una generosità, un accecamento. C’è perfino un momento, al principio, in cui bisogna saltare un precipizio: se si riflette non lo si fa”

(Jean Paul Sartre).

Per progettare l’innovazione dobbiamo saper sfruttare al massimo l’istinto di fare. Non possiamo aspettare che succeda qualcosa ma dobbiamo voler far accadere le cose: accendere un fuoco e (voler) continuare ad alimentarlo. Combattere contro la logica del parlare piuttosto che del fare.

Chi è disposto a mettersi in gioco ha la responsabilità (il potere e il dovere) di decidere.
Accade, invece, che pur potendo mettere in campo azioni concrete, inconsciamente non siamo pronti ad accettare le responsabilità che ne conseguono; oppure cerchiamo criteri che ci aiutino a ridurre la situazione di incertezza in cui ci muoviamo.

Ogni azione che riusciamo a porre in essere è il risultato della nostra consapevolezza di dover fare.
Se, invece, il progetto che avevamo in mente svanisce lentamente, è perché non abbiamo fatto nulla.
In tanti si sentono innovatori, ma spesso le buone idee non si concretizzano per pigrizia e per la pretesa che siano altri a sudare.

L’ufficio idee è sempre aperto ma quante idee siamo disposti a costruire con fatica?

Meglio far lavorare gli altri, salvo poi se le cose vanno male, tirar fuori il malefico: “l’avevo detto io”.

All’ego ipertrofico ma asfittico degli ideologi un 9 ci sta tutto.

 

PH: Claes Oldenburg

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Abilita le notifiche per non perderti nessun articolo! Abilita Non abilitare