di Enzo Varricchio

 

Poter essere, poter fare, poter vivere al Sud.
Abbiamo pensato a questo numero 5 di SM il 13 novembre scorso, dopo aver letto un articolo di “Libero” intitolato “Ci toccherà adottare un meridionale a testa”, un articolo tanto critico verso il reddito di cittadinanza pentastellato, quanto demenziale nel riproporre uno stantio refrain culturale antimeridionalista degno dei peggiori e reiterati episodi di razzismo dei tifosi del pallone così stigmatizzabili:

Inter-Napoli non è stata una partita di calcio. È stato uno scontro sociale, un urlo straziante delle differenze che rischiano di strappare a metà questa carta straccia chiamata Italia. (TuttoNapoli 28/12/2018).

La sensazione è che la guerra tra poveri scatenata contro gli immigrati debba proseguire contro i meridionali – quelli non trasferitisi al Nord –, rei  di  continuare a resistere, di aver studiato, di sottolineare il fallimento del modello di sviluppo globalizzato-ipercapitalistico-postindustriale.
Per contrastare questo odioso rigurgito di un’Italia incattivita che il rapporto Censis 2019 ha rivelato, abbiamo subito pubblicato un articolo dell’economista Canio Trione intitolato “A Natale adottiamo un meridionale. Conviene” https://www.scriptamoment.it/2018/11/29/a-natale-adottiamo-un-meridionale-ci-conviene/
Trione ha ricordato che l’economia reale italiana è basata sui prodotti delle piccole e medie imprese meridionali, che il modello macroindustriale settentrionale, oltre all’inquinamento ambientale e alle targhe alterne, produce un esercito di esclusi (non semplici disoccupati ma esclusi, cioè disadatti alle nuove condizioni e quindi privi di speranza), che molte banche del nord gestite da dirigenze del nord hanno provocato enormi distruzioni di ricchezza, che l’Expo milanese ha esposto principalmente cibo del Sud – il prodotto più identitario che si possa creare -, spacciandolo per genericamente italiano.
Ci siamo rotti, quindi, di continuare a veder dipingere un quadro del Mezzogiorno piagnone e mafioso. Non sopportiamo di vedere svuotarsi di braccia e di menti città come Potenza, Rossano, Policoro, che invece avrebbero enormi potenzialità. Contestiamo una classe politica meridionale ottusa e vassalla di quella romana che non vuole o non riesce a trasformare il vecchio assistenzialismo clientelare in autonomia, deburocratizzazione, defiscalizzazione, meritocrazia, valorizzazione del territorio.

A Sud è possibile essere, fare, vivere.
Al Sud non servono più soldi ma meno palle al piede, meno pregiudizi, meno cachistocrazie (governi dei peggiori), oltre a una grande attenzione per il patrimonio culturale e ambientale, per il lavoro artigianale e per le imprese mediopiccole dotate di creatività e tradizione.
Chi riuscirà a realizzare questo nuovo tipo di meridionalismo del “lasciar fare al Sud” salverà il Paese dallo scontro sociale, rimettendo in moto economia e occupazione.

 

Alfonso Palieri, Calzone di Cipolla, 2013
Calzone di cipolla, Alfonso Palieri, 2013. Collezione privata

 

GLI HIGHLIGHTS di questo numero:

– E’ il momento di una nuova disfida Sud/Nord, di tipo culturale, economico, politico, finalizzata non a dividere bensì a comporre il conflitto storico tra le due parti del Paese rimuovendo un divario ormai inaccettabile. Lo sottolinea Riccardo Greco, magistrato, scrittore, nonché valente storico calabrese, rievocando le 5 disfide rinascimentali che dimostrarono le capacità e l’orgoglio di manipoli di giovani meridionali.

– Esiste un sottile legame tra i vecchi cliché della retorica risorgimentale e i cori razzisti dei tifosi calcistici. Lo evidenzia Roberto Oliveri del Castillo, magistrato penale e scrittore, autore nel 2014 di “Frammenti di storie semplici”, romanzo denunzia degli intrallazzi tra magistratura, giornali e politica in un una piccola provincia italiana.
– Per la psicologa Manuela Latrofa i meridionali sono dei veri masochisti: “Gli unici rimasti a non credere nel valore e nel potere economico e sociale di cui disponiamo, siamo noi stessi”.
– “Sud atomico” è un recente libro della giornalista Marisa Ingrosso. Denunzia la presenza di scorie nucleari in diverse aree del Mezzogiorno italiano e la “filiera di omertà” che caratterizza le Istituzioni statali e locali che omettono di informare le popolazioni dei rischi che corrono.
il nostro direttore editoriale, Rocco Lombardi, non manca di aggiungere un pizzico di ironia a una questione terribilmente seria quale quella della fuga dei cervelli dal Sud e dall’Italia in generale. Denunzia la nascita di strani ibridi bari-milanesi e conclude con un secco 6-1 il match Bari-Milano.

Giovanna Francesconi, con “Focaccia e Peroni, avete rotto i coglioni”, se la prende con i figli della borghesia che vanno a Milano perché fa figo, poi tornano a casa a Natale con l’accento meneghino ma  non mancano di selfarsi sul lungomare natio con in mano i due simboli del benessere  sudista (la focaccia barese e la birra Peroni, per l’appunto).

– Gli fa eco il direttore di Unioncamere Puglia Luigi Triggiani, per parlare di “Capitale umano” sprecato, dissipato, abbandonato. A partire da Simona Carpignano – la 30enne tarantina – morta a Marsiglia sotto le macerie di un palazzo. “Ci accorgiamo dell’esistenza di ragazze e ragazzi splendidi come Simona soprattutto in occasioni tragiche come questa: emigrata in Francia, due lauree, ancora più lingue conosciute, la determinazione e i progetti non solo per tornare, ma per dare valore alla sua terra; la storia quasi ordinaria dei migliori che se ne vanno, una storia che dobbiamo cercare di invertire.

Anna Spero, auspica che i cervelli fuggiti tornino presto  per sfruttare a casa ciò che hanno imparato. Sarebbe uno straordinario investimento in capitale umano.
Anche io mi soffermo sul capoluogo meneghino e sui suoi meravigliosi negozi completamente vuoti di clienti, forme pure, veri e propri simulacri di un imbarazzante culto dell’apparire a fronte di un’assoluta zerità (il neologismo non è mio) dell’essere.
Canio Trione ci spiega che se le piccole imprese creatrici di vera ricchezza sono concentrate in una specifica zona, come accade al Mezzogiorno d’Italia (ma anche in molte parti del mondo), la contrapposizione diviene contrapposizione identitaria: Nord vs Sud e viceversa. E’ chiaro che mai come oggi il Meridione italiano assume il ruolo di potenziale fattore di cambiamento che potrebbe vedere l’ex debole diventare il nuovo forte, con inevitabili ripercussioni sui rapporti tra le due parti della penisola.
– Il cantante Ezio Cirone ci ricorda che Volare non è solo il titolo della celeberrima canzone del meridionalissimo Domenico Modugno ma può essere considerato il motto del Sud.
– In tutto questo, grazie all’arte pittorica di Luisa Valenzano, irrompe la presenza di un simbolo della tradizione ancestrale del Mezzogiorno, la Tarantata, così ben descritto nel classico “La terra del rimorso” di Ernesto De Martino, che oggi è diventato un brand di grande successo con la ”Notte della Taranta” a Melpignano.

Insomma, proviamo a invertire la carta geografica non per creare contrapposizioni, bensì per generare differenti visioni, prospettive, integrazioni.

La fine della questione meridionale libererebbe anche il Nord da un nemico  inesistente o, quantomeno, da un alibi non più credibile.

Buona lettura, buona scrittura nel neonato 2019.

 

PICS: atlante.savethechildren.it

https://www.youtube.com/watch?v=yLVsHiSdvgo

http://www.lanottedellataranta.it/it/

 

 

2 thoughts on “Da potere-governo a potere-possibilità

  1. Noi del nord non aspettiamo altro di lasciarvi fare da soli. In altre parole: vogliamo la secessione. Così la finirete di piangere come bebè col pannolino pieno di guano. Non solo sono decenni che il nord vi mantiene (i dati artmetici sul dare e avere non mentono. Articoli come questo, sì): ora fate pure gli smargiassi e avete il coraggio di accusare il nord! Siete senza vergogna e non crescerete mai proprio per questa vostra incapacità di affrontare la vita in maniera seria e onesta.

    1. l’accordo così evidente tra persone del nord e altre del sud sull’erroneità della annessione violenta del sud non dovrebbe lasciare ulteriori dubbi sul riconoscimento anche storico della inopportunità di effettuare una così sanguinosa operazione militare per acquisire il sud ad una realtà che evidentemente aveva degli interessi materiali e non ideali per effettuare l’operazione.

      Quindi ben vengano interventi che certificano senza ombra di dubbio (oltre la immoralità di quella operazione di conquista e dei metodi utilizzati) la necessità di porre rimedio a tale ingiustizia storica.

      Va detto però anche che la separazione va fatta in modo che venga rispettato il diritto così platealmente violato allora, al fine di non dover nuovamente rimpiangere quello che si andrà a fare.

      Risposta di Canio Trione

      Dispiace immaginare il destino cui andrà incontro il nord che diverrà preda di un suo nord ancora peggiore del nostro contro cui non avrà la forza di opporsi e neanche di balbettare una ipotesi di soggettività economica. I nordici d’Italia si terranno -felici immagino- i metodi monetaristi e le regole militaresche cui sono così tanto affezionati mentre noi ci arrangeremo fuori dall’Europa e fuori dall’euro con i nostri cibi, la nostra energia, il nostri risparmi, i nostri mandolini e il nostro clima.

      Quindi conviene fermarmi qui per non ulteriormente rincarare la dose e molte grazie di avere sostenuto anche dal nord le nostre tesi e… a ben separarci!

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