di Maria Federica Dimantova

Devo scrivere un articolo sugli anni 80. Bene.

Del resto, io stessa ho promosso l’argomento.

Ho le mani ingessate e la tastiera non genera il solito ticchettio a ritmo accelerato.

Che succede?

La ragione è solo una. Gli anni 80 sono il tutto e sono il nulla.

Sono il tutto… Dieci anni in cui si sono verificati fenomeni, culturali, politici, sociali, artistici, che ancora oggi segnano la nostra quotidianità.

Sono il nulla… Anni “cuscinetto”. Si proveniva dal boom degli anni 70 e ci si dirigeva verso gli anni 90, con la nuova tecnologia, con il nuovo millennio lì, dietro l’angolo.

Si potrebbe dire che si tratta di un decennio come un altro. Che ogni periodo storico ha le sue caratteristiche, le sue ripercussioni sul futuro.

E allora perché c’è così tanta nostalgia di questi benedetti 80? Serate a tema, remake, vintage…

Mi piace riproporvi il parere di Steven Spielberg a riguardo: “Credo che siamo nostalgici degli anni ’80 perché era una decade in cui non esisteva lo stress. Tutto era semplice, innocuo, lo stile e la musica di quei tempi – i Duran Duran, Eddie Van Halen – era tutto fantastico!”.

Che Spielberg sia un grande nostalgico degli anni 80 non è un mistero.  Del resto se nel 1982 non fosse uscito “E.T. l’Extra- Terrestre”, probabilmente oggi non sarebbe uno dei premi Oscar più famosi e stimati del mondo, da ogni generazione.

Ready Player One – Colonna sonora “Take on me” degli a-ha

 

Il suo ultimo film Ready Player One, infatti, è una fusione di musiche, ambientazioni e grafiche che richiamano allo stesso tempo futuro e passato. O meglio futuro e anni 80!

E la nostalgia è un bene o un male?

http://www.xister.com/project/125/Winner-Taco-I-m-Back/amp

Dovete sapere che da alcune indagini pubblicate l’anno scorso su New York Times, la nostalgia degli anni 80 è stata registrata per lo più tra  giovani uomini e donne che quegli anni non li hanno proprio vissuti o perché nati a ridosso del 90 o perché freschi del nuovo millennio.

E per vissuti intendiamo lo stesso modo con cui si vivevano un paio di Levis… non comprandoseli strappati, ma consumandoli con la vita…

Ebbene sì, i nostalgici, oltre agli inguaribili nati negli anni ’70, sono soprattutto (il 31% della popolazione mondiale, badate bene) le generazioni dei Novanta.

E’ tornato il vinile.

Sono tornate le cuffie al posto degli auricolari.

E’ tornato il Jeans a vita alta, ragazzi!

Ma fateci caso… il tornare indietro non è sempre visto come un atto di coraggio. Anzi. Di solito è solo guardando avanti che si dimostra di essere forti, si dice, errando…

https://revolution.church/sermon/pt-1-never-go-back-to-your-egypt/

Attenzione attenzione, dunque!

Riprendere in mano il Nintendo, sì, ma senza “retrogaming”!

https://medium.freecodecamp.org/explained-simply-how-deepmind-taught-ai-to-play-video-games-9eb5f38c89ee

Perché il fenomeno del retrogaming è diventata una vera e propria mania o forse potremmo dire anche malattia.  Ed è una malattia legata agli anni 80 perché prima di allora non esistevano i video games. Il nintendo non esisteva prima, per fare un esempio.

Attaccamento smisurato ai videogames anni 80 (Super Mario e Pac Man tra i primi) fino ad arrivare a maratone di seguaci di cartoni animati. In Giappone sono accorse migliaia di persone di tutte le età per assistere ad una proiezione di 7 ore di fila di Ken il guerriero, per intenderci.

Certamente c’è qualcosa di sociologico in tutto ciò? Queste riflessioni sono stuzzicanti. Possono portare a mille opinioni. Contrastanti sì, ma il contrasto è costruzione e la costruzione è crescita!

Sindrome di Peter Pan?

Si stava meglio quando si stava peggio?

Perché, videogiochi a parte, sono stati anni duri…

Basti pensare a Israele che invade il Libano, alla Perestroika, alla lady di ferro Thatcher, a Craxi, ai rapporti Reagan- Gorbaciov… per capire che gli anni 80 non sono solo la caduta del muro di Berlino. Usciamo da questa convinzione sbagliata.

Quell’ammasso di mattoni e cemento, distrutto solo alla fine del decennio (1989-1990), peraltro, è solo uno dei più grandi effetti domino mai esistiti e dovuti al cammino sociale, culturale e politico che si è percorso nei dieci anni prima.

Gli anni 80 non sono nemmeno solo Cindy Lauper o Michael Jackson.

Probabilmente tra venti anni ci saranno le generazioni che ricorderanno i mitici 2000.

Del resto, anche nei primi anni del nuovo millennio c’è un mondiale vinto, una guerra anzi più d’una, un attentato, la nascita dei talent, dei reality e molto altro ancora.

Per ora, credo che basti gustarsi il piacere della riscoperta. Riscoprire vuol dire osservare. Vuol dire curiosità. Vuol dire “cooltura” come tanto piace a noi di Scripta Moment!

Per cui… se non ce l’avete, vi consiglio di comprare un vinile – oggi spopolano i mercatini di dischi usati -, procurarvi un giradischi e rilassarvi ascoltando uno dei vostri pezzi del cuore, magari in silenzio, magari al buio.

Tra la mia selezione oggi scelgo di ascoltare questo 45 giri classe 1981…

Primo singolo di Phil Collins come solista. Il cantante dei Genesis, dopo il divorzio con la prima moglie, esprime tutta la sua rabbia in questo pezzo, di cui è autore. Lo stile sonoro è riverberante, come “Rolling Stone” in un articolo di tanti anni fa definiva gli anni 80 in generale. Gli anni 80 si propagano come il riverbero di quel periodo musicale-culturale-politico e sociale nei pezzi di molti artisti. Uno stile che ancor oggi scuote i nostri cuori quando ascoltiamo una traccia, che sia commerciale oppure no.

 

Buon ascolto… e ricordate…

Vintage è rock.

“Si stava peggio” è lento.

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