di Giovanna Francesconi

A casa mia, c’è una stanza nella quale entro raramente.

È diversa dal resto: piccola, disordinata, piena di tanti oggetti e con un arredamento “vintage”, decisamente in contrasto con lo stile moderno del resto dell’abitazione.

Spiritosamente, in famiglia la chiamiamo “la Bottega” perché lì, gli oggetti antichi, spesso rotti, riprendono vita e riacquistano i colori, le forme e i suoni originari.

Mio padre, infatti, spende la maggior parte del suo tempo libero in quella stanza. Colleziona oggetti di tutti i tipi, dagli anni ’50 fino ai nostri tempi, li restaura e li ripone orgoglioso nella sua raccolta.

È il suo mondo, il suo angolo di paradiso.

Interrogo mio padre, voglio capire cosa lo spinge in una ricerca così strana, lui, rigorosamente seduto sulla sua poltrona anni ’60 bordeaux antico (colore che non credo di aver mai visto altrove), mi spiega che quegli oggetti rendono la stanza magica e sono capaci di riportarlo indietro nel tempo a quando era piccolo, a quando era giovane.

Ed è proprio in quel momento che i suoi occhi si appannano di una leggerissima commozione e i suoi racconti si incantano, fermi sugli anni’80. I fatidici anni’80.

Mi faccio prendere anche io dall’emozione e decido di continuare con le domande:

“Ma perché proprio gli anni’80? Cos’hanno di così speciale?”

Lui, di solito, non risponde mai in modo troppo soddisfacente. In genere, mi parla in maniera confusa, glissa, mi racconta, piuttosto, a cosa servivano quegli oggetti, come funzionavano.

Sul punto, invece, inizia, stranamente, a parlarmi in maniera piuttosto passionale:

“Negli anni ’70 la musica diventa portatile!!

 I giradischi funzionano a pile, assumono forme più piccole, maneggevoli e facilmente trasportabili.

Ma è stato negli anni’80 che hanno raggiunto il punto di massima diffusione”.

Mostra orgoglioso degli strumenti portatili ancora funzionanti, poi continua il suo flusso di ricordi:

“Non esisteva Internet e  le informazioni di cultura generale si apprendevano tramite le riviste.”

Poi, prende alcuni mensili perfettamente conservati e mi spiega:

“Questa, PM Panorama Mese, è stata una delle riviste più famose di tutto il decennio.

Occorreva attendere ogni mese la pubblicazione di un nuovo numero della rivista.

Ed era sempre un’attesa, tutto acquistava un sapore diverso.”

Prosegue, raccontando il modo di incontrarsi. I loro “social” erano molto diversi dai nostri:

“I telefoni portatili non esistevano.

L’apparecchio era fisso in un punto della casa.”

Con fare quasi infantile mi descrive tutte le posizioni più fantasiose per fare in modo che gli altri componenti della famiglia non ascoltassero la telefonata: ranicchiato per terra con la mano sulla bocca, in piedi di spalle a tutti, per non parlare del tono della voce così flebile da rendere la telefonata un gioco d’abilità a tutti gli effetti.

La parola “privacy”, a quanto pare sembrava sconosciuta, impensabile per la nostra generazione che la difende con tanto ardore.

Papà continua e io continuo ad appassionarmi:

“Si condivideva tutto con tutti.

Persino  gli spostamenti da un posto all’altro della città venivano scritti su bigliettini e affissi all’edicola o al bar, in modo da consentire agli altri componenti della “ciurma” di conoscere i vari movimenti.

Era un casino tutto, anche trovarsi”.

 

Il suo orgoglio ha raggiunto l’apice quando mi ha mostrato la sua numerosa collezione di slot machine, che nei locali, insieme ai flipper, bigliardi e una buona birra, intrattenevano gruppi interi di ragazzi.

 

Per non parlare dell’entusiasmo con cui ha descritto questi due apparecchi.

Il primo, un meccanismo a filodiffusione che trasmetteva il suono della musica in tutta la casa.

Il secondo, invece, di elevatissima tecnologia a suo dire, serviva per ascoltare la musica in macchina:

“ E che musica! Con che sound!!!”

Mi parla come se non avesse mai ascoltato la musica oggi, come se non conoscesse la potenza delle casse di una macchina moderna, con quell’ euforia di chi vive un’esperienza per la prima volta.

La musica rimane inderogabilmente la regina del momento. Tutta la stanza è invasa da cassette, dischi 33 e 45 giri e bobine di registrazione. Il giradischi, la piastra di registrazione a bobine, componenti stereo, amplificatori, sintonizzatori, piastra di registrazione a cassette e lettori cd arricchiscono tutta la collezione.

Infine, ultimi ma non meno importanti, mostra altri oggetti di ogni genere: la confezione di biscotti Caffarel Prochet, usualmente adibita, una volta vuota, a contenitore di aghi, ditali e fili; l’angolo delle macchine fotografiche, il temperamatite, il portasigarette, il lampadario e persino la chiave con cui si aprivano gli ascensori negli anni’80.

Alla fine di questo viaggio nel passato forse una risposta riesco a darla io stessa all’interrogativo che mi sono posta.

Gli anni’80 hanno significato per molti l’era perfetta, il momento perfetto, “la calma prima della tempesta”, prima che tutto diventasse così scontato, prima che tutti ci abituassimo al cambiamento repentino, quando ancora ci si meravigliava dello sviluppo, quando ogni piccolo progresso cambiava davvero la vita delle persone.

Ecco anche perché, forse, tutto quello stupore ha generato tanta arte.

6 thoughts on “Papà HOTTANTANOSTALGIA

  1. Ti ringrazio tesoro. Mi hai emozionato e a stento trattengo una lacrima. Un bacio forte e ti auguro tanta tanta gioia.
    Il tuo papà

  2. Articolo evocativo scritto con molta voglia di raccontare il suo papà. E con la voglia di condividere con lui la gioia che questi oggetti regalano. Leggendo il pezzo siamo entrati un po’ tuti in quella magica bottega! Grazie 😊

  3. Spettacolare descrizione….complimenti! Gli anni 80 sono stati per noi la vera giovinezzs, l’ingresso nel mondo del lavoro, la goliardia, i primi soldi in tasca, gli amori, per alcuni anche lo sport(come x me)…rimarranno stampati nella ns memoria in modo indelebile. Brava Giovanna.

  4. Articolo molto evocativo, scritto bene, che lascia trasparire il piacere dei ricordi e fa entrare anche il lettore nella “bottega”, in punta di piedi. In quegli anni, che sono stati anche i miei, la condivisione era al centro del divertimento, si faceva tutto insieme agli amici e le differenze di classe non erano mai avvertite. Grazie di avermi offerto questo spunto, per ricordare con dolcezza gli anni ’80.

    1. Grazie a te Paola per i tuoi commenti.
      Sono felice di essere riuscita nell’intento di revocare questi ricordi.

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