Solitudine di una ribelle. L’Icona del ’69 tra eccessi e rivoluzione

di Ezio Cirone

frontman Zer80

Pace e amore, eccesso e rivoluzione, voglia di esprimersi, di essere e non sembrare, incessante desiderio di volare, da crisalide a farfalla dando un volto a una storia fino ad allora stereotipata che, come un volo pindarico, ha liberato i colori di donna ma dall’altra ha anche spezzato le sue ali.

Questo è il breve racconto di una rivoluzione, di una società e dei suoi valori, è il racconto delle donne del ’68 attraverso gli occhi della sua stella, Janis Joplin, la voce Rock Blues che tra il 1968 e il 1969 è stata l’eroina del movimento femminista, leader artistica indiscussa dell’emancipazione femminile contro il tradizionalismo e la società capitalista.

Colori che esplodono

La controcultura Hippy, così definita, il concerto di Woodstock nell’Agosto del ’69 con più di mezzo milione di presenze, il reggiseno di donna da simbolo di liberazione a quello di protesta, esplosione di colori, il boudoir di Janis pieno di pizzi e sete, l’amore incondizionato, gli eccessi a dismisura.

Ma che legame c’era tra il desiderio di libertà, emancipazione femminile, rivoluzione e la fine di Janis Joplin?

Eroina… in omnibus

L’espressione del femminismo disincantato di una donna che nella propria convinzione,  pur soffrendo, lascia un messaggio di libertà e di indipendenza.

Janis vedeva questo, lei bramava essere l’idolo incontrastato di una generazione fino ad allora bendata, la messaggera di una rivoluzione culturale caratterizzata da libere espressioni socialmente accettabili.

Un messaggio emblematico lasciato nella storia, il suo: contribuire a una rivoluzione sociale da una parte e a una profonda involuzione dall’altra che le causerà la morte alla tenera età di 27 anni.

 

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